TOUCHPOINT: STRATEGIE PER RIPARTIRE

 

Le recenti vicende legate alla seconda massiccia ondata della pandemia da Covid-19 hanno nuovamente riproposto le mutate modalità di utilizzo dei mezzi di comunicazione. E con esse il tempo di fruizione di ogni piattaforma.

Le nuove chiusure disposte dai recenti DPCM hanno nuovamente riacutizzato un disagio psicologico al quale ognuno di noi è costantemente esposto.  Ecco allora che la chiusura di scuole, luoghi pubblici, uffici, la nuova organizzazione familiare e l’isolamento sociale si portano dietro stress, calo del tono dell’umore, irritabilità, insonnia, confusione, noia. Tutti stati di profondo disagio che, nel tentativo di trovare una nuova socialità, ci spingono sempre più a “connetterci” con quel mondo rappresentato dai social nella loro più ampia accezione.

Innegabile ed evidente la circostanza che vede un continuo aumento di esposizione ai media, soprattutto nell’utilizzo di piattaforme in home. Il  tempo trascorso su internet da ogni persona è aumentato esponenzialmente, evidenziando nuove piattaforme e differenti modalità di interazione. Evidente conseguenza del nuovo necessario lockdown che, per milioni di persone, ha riproposto una modalità di smart working e Home working debitamente eseguito dalla propria abitazione.

In ragione di una maggior audience in costante collegamento sui differenti canali di comunicazione, la logica vorrebbe che aziende e imprese, intravvedendo una nuova opportunità di engagementdi una più ampia clientela aumentassero o, perlomeno, mantenessero gli stessi budget dedicati alla comunicazione, preventivamente stanziati ed approvati.

Ma, evidentemente, le cose non sono andate così. Ecco allora che la maggioranza delle aziende hanno cancellato o ridefinito al ribasso gli investimenti già programmati in comunicazione e marketing, in risposta ad un evidente e massiccio crollo della domanda. Come avviene in ogni bilancio familiare, il buon padre di famiglia, per contrastare un momento di crisi economica, riduce le uscite. Circostanza che ha certamente permesso a molte aziende di fronteggiare nell’immediato la nuova fase di lockdown, mantenendo preziose risorse in cassa.

L’assioma è chiaro. Diminuzione drastica della domanda, riduzione del giro di affari e conseguente contrazione, altrettanto drastica, degli investimenti in comunicazione. Tuttavia, una riflessione deve essere fatta. Dopo una prima e istintiva reazione in risposta ad una crisi contraddistinta da un brusco arresto dell’economia nel suo complesso, ogni impresa deve ora ripensare ad una strategia che la metta in condizione di entrare nuovamente in contatto con la propria clientela. Solo così è possibile pensare ad una fase successiva alla crisi attuale. Solo così si può progettare una ripartenza quando l’emergenza sarà finalmente superata e lentamente torneremo a quella “Nuova Normalità” caratterizzata dalle cicatrici che la pandemia avrà lasciato.

Contatto con il proprio target di riferimento e ri-attivazione della domanda sono i due punti su cui una corretta strategia di comunicazione deve fondarsi per riprogettare il dopo Covid. Ora più che mai, gli investimenti in comunicazione devono essere mirati, efficienti e in grado di ottimizzare il budget messo a disposizione.

Per raggiungere questo obiettivo è necessario comprendere tutti i cambiamenti che si sono verificati nel modo di agire e nella psicologia dei consumatori durante la fase di lockdown, identificando le nuove dinamiche del binomio consumatore-touchpoint. Ecco allora l’importanza del “Touchpoint Management” e dei professionisti della comunicazione in grado di applicarlo. Solo questo approccio può consentire di monitorare ogni singola iniziativa, misurando gli impatti di breve periodo, nonché quelli attesi in un lasso di tempo maggiore, in un’ottica di ottimizzazione dei budget assegnati.

L’importanza di un processo di valutazione e della misurazione dei risultati di una attività di comunicazione, consente altresì di monitorare il raggiungimento degli obiettivi della campagna di comunicazione e di fare gli opportuni aggiustamenti nel caso in cui i risultati attesi non vengano raggiunti, sia nel breve che nel medio e lungo periodo. In tal senso, ad ogni fase del processo di progettazione e di gestione della comunicazione, devono corrispondere a obiettivi precisi e altrettanto precise attività di valutazione.

I cambiamenti in atto nei comportamenti dei consumatori sono rapidi e in continua evoluzione. Così come i mezzi di comunicazione utilizzati. Questo è il momento di progettare attività di comunicazione che, se applicate con professionalità e con metodo, consentiranno di entrare in contatto con una clientela mutata e in cerca di nuovi stimoli, ma disposta ad essere affascinata da nuovi impulsi.

Parafrasando Dante, quando “torneremo a riveder le stelle” assisteremo a quel “New  Normal” che, molto probabilmente, sarà contraddistinta da un desiderio di soddisfare quei bisogni oggi repressi da ansie e preoccupazioni. Il nostro compito è quello di mettere in condizione le aziende di poter intercettare questi bisogni nelle modalità e con i mezzi che oggi la clientela predilige.

La sfida è tutta qui. A noi saperla raccogliere e gestire nel modo più proficuo a tutto vantaggio dell’intero sistema economico e sociale.

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