Comunicazione e pandemia. Quali i legami tra Comunicazione e tasso di adesione alle normative anticovid, quali le lacune di una comunicazione che, molto spesso, è stata caratterizzata da poca chiarezza e da inspiegabili contrasti tra i vari portavoce ed esperti? Si sarebbe potuto fare meglio? Quali le conseguenze sui destinatari di quella comunicazione?
Tante domande a cui, oggi più che mai, i professionisti della comunicazione cercano di dare risposte che traccino la via da seguire in modo chiaro per creare quell’adesione convinta a quanto viene proposto.
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Un recente studio internazionale condotto dall’ Università IULM di Milano in pool con alcuni atenei europei hanno evidenziato le molte lacune responsabili di non poche storture e ritardi nel contrastare in modo efficace la dilagante epidemia da Covid-19.
Anzitutto, una prima importante considerazione. Le recenti attese riaperture e il conseguente progressivo ritorno alla normalità necessitano di un tassello imprescindibile e fondamentale. La nostra consapevolezza, unita ad un grande senso di responsabilità. Quel rispetto che ci unisce e ci rende parte diligente per quella libertà riacquistata ma, va detto a gran voce, passibile di essere nuovamente revocata in assenza di comportamenti atti a difenderla a denti stretti. Superflua la considerazione di quali danni al sistema economico e sociale deriverebbero da nuove chiusure attuate nel periodo estivo ormai alle porte.
Tra le tante cose che non dovremmo fare, la principale è quella di non lasciarci andare a “critiche a pioggia” prive di costruttività. Quelle, insomma, che vengono squalificate già nel momento in cui vengono dette. Si, proprio quelle in cui ogni interlocutore si sente investito di molteplici vesti professionali, riassumendo in se stesso conoscenze che vanno dalla medicina, alla biologia, al diritto, alla psicologia, alla gestione delle istituzioni e tanto altro ancora. Di tutto abbiamo bisogno. Non certamente dell’incompetenza e dell’improvvisazione. Due prassi assai diffuse e letali tanto quanto l’invisibile virus che così tanto ci insidia.
Una prima considerazione ci viene autorevolmente fornita dal giornalista Ferruccio De Bortoli quando afferma “Mi sarebbe piaciuto che anche la comunità scientifica chiedesse scusa o ammettesse di non saper nulla su determinate questioni” e, ancora, “La vanità dell’apparire ha fatto sì che esponenti della comunità scientifica intervenissero su tutto” (Il Sole 24 ore del 30 aprile 2021).
Sacrosanto. Quante tesi abbiamo ascoltato, quante critiche a colleghi di pari grado, quanti cambi di rotta a pochi giorni di distanza. Con buona pace di una possibile comprensione da parte del grande pubblico. Sarebbe stato certamente meglio che questi illustri esponenti del mondo scientifico si fossero consultati con dei professionisti del mondo della comunicazione. Per studiare e gestire al meglio i loro innumerevoli contributi, evitando di cadere in quelle trappole insidiose per i non addetti ai lavori. A tutto vantaggio del loro insostituibile contributo professionale, rafforzato da una maggior capacità di comprensione da parte del grande pubblico.
Inutile sottolineare che, in momenti di così grande difficoltà, la responsabilità di comunicare deve essere affidata a chi, della comunicazione conosce professionalmente ogni aspetto. Non è consentito sbagliare. Non è consentito divulgare comunicati, interviste o pareri che non solo non si integrano ma che, troppo spesso, si contraddicono in modo eclatante e palese. Troppi i danni che ne possono derivare. Danni che l’intero sistema socioeconomico e sanitario non può sopportare. Pena l’astensione da comportamenti e pratiche salvavita.
E’ allora quanto mai attuale quello che ha affermato il Rettore dell’Università IULM Gianni Canova. : “Quello che abbiamo difronte è il collasso della comunicazione, che ha contribuito a gettare la popolazione in una situazione di disagio e disorientamento” . Comunicazione affetta dalla sindrome dell’apparire, dove “…uomini di scienza si sono lasciati contagiare dando messaggi contrastanti e di divisione interna” (Il Sole 24 ore del 30 aprile 2021). Commenti duri ma, purtroppo, giustificati da quanto vissuto.
Se una cosa dobbiamo fuggire, questa è certamente la non congruenza dei contributi televisivi, radiofonici e su stampa dei vari esponenti del mondo culturale, scientifico e politico. Affascinati e sedotti dai riflettori e dalle telecamere che li hanno resi star presenti più volte al giorno su tutte le principali emittenti. Star molto sovente palesemente inadeguate a ricoprire il cruciale ruolo di spokenperson.
Non a caso, quando si parla di una comunicazione efficace, si fa riferimento a criteri quali la completezza e la coerenza. Due fondamentali parametri, senza dei quali ogni comunicazione si snatura divenendo vaga e non attendibile. Già, l’attendibilità. Connotazione in grado di avvalorare ciò che viene detto e proposto, proprio perché proviene da una fonte definita appunto “attendibile e autorevole“. Non di rado abbiamo ascoltato pareri e tesi che non solo non erano coerenti tra loro ma, ancor di più, si contrastavano apertamente. Risultato, confusione e diffidenza nei confronti di quanto argomentato e proposto.
Ecco allora definita quella che in modo anglosassone viene definita “news credibility“, contraddistinta da tre parametri: un’informazione bilanciata, onesta e puntuale.
E, allora, in un momento delicato come quello attuale, sarebbe opportuno sottolineare con chiarezza, realismo e assenza di contrasti le pratiche e i comportamenti da seguire. A partire da queste nuove aperture che ci ri-affacciano a una “nuova normalità” tanto attesa ed invocata da tutti noi. Minata, però, dal pericolo di un utilizzo non conscio della presenza tra noi di quel terribile virus che, seppur a noi invisibile, è in grado di mietere ogni giorno vite, strappandole agli affetti più cari.
Ecco come una comunicazione seria, efficace ed estremamente realista dovrebbe farci comprendere quali sono i comportamenti da tenere, le accortezze da avere e le leggerezze da evitare, pena il rischio di nuove impennate dei contagi nelle prossime settimane. A partire dal divulgare in modo chiaro e trasparente la fiducia che dobbiamo avere nell’efficacia e nella sicurezza del vaccino, nonché nella classe medica che, di quel vaccino, deve saper trasmettere la sicurezza e l’importanza per la tutela della nostra salute e di quella di chi ci sta vicino.
Se di medici ed infermieri abbiamo sempre maggior bisogno per essere vaccinati e curati, di una comunicazione che li legittimi sempre più e sappia creare fiducia e motivi i nostri comportamenti non possiamo fare a meno.
“….ad ognuno il suo mestiere” recitava un vecchio adagio. Attuale oggi più che mai!
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