SOFT SKILLS: L'IMPORTANZA DELLE COMPETENZE TRASVERSALI
In questo secondo appuntamento della rubrica quindicinale dedicata alla “Comunicazione di Impresa”, abbiamo affrontato il tema di quelle competenze che completano la nostra figura professionale.
_________________________________
Non passa giorno in cui sentiamo riproporre una frase simbolo. Una di quelle che si ripetono giorno dopo giorno ma, forse proprio per questo, rischiano di fare la fine di chi continuava a gridare “al lupo al lupo“. Per, poi, non essere più creduto.
Così, continuiamo a ripetere “il mondo è cambiato“. Nulla di più vero. E’ cambiato il clima, sono cambiate le persone e le loro esigenze, così come sono cambiate le prospettive e la qualità di vita. In ambito lavorativo e professionale, un cambiamento che si è manifestato è quello che concerne il bagaglio di competenze che, ognuno di noi, deve acquisire e continuare ad affinare. Strada facendo abbiamo compreso come le sole “hard skills“, cioè le competenze tecniche strettamente legate ai ruoli e alle mansioni che ricopriamo, non siano più sufficienti a garantirci quella competitività che ci renda appetibili per un mercato del lavoro profondamente cambiato. Ovvio e lapalissiano che, per essere un buon meccanico, si debbano conoscere a fondo i motori, così come, per essere un preparato dentista, si debba sapere come curare un dente.
Ma, permettiamoci una domanda. Quando il nostro meccanico e il nostro dentista si relazionano con le persone, affrontano problematiche, sono oggetto di critiche (...comunque la mia macchina non va ancora bene…si, ma il dente mi fa ancora male…), devono guidare il proprio team, necessitano di altre competenze? Come tutti, assolutamente si!
Ecco allora che le “soft skills“, cioè le competenze che attengono alla sfera relazionale ed emotiva in grado di esprimere anche la nostra personalità, divengono fondamentali per essere poliedrici e “spendibili” in molteplici contesti lavorativi.
Numerosi gli ambiti in cui dobbiamo essere formati e competenti.
Anzitutto nella sfera relazionale. Dove la capacità di comunicazione interpersonale, fondata su ascolto ed empatia, deve essere un dato acquisito per poterci porre agli altri in modo efficace e proattivo. Dobbiamo essere in grado di lavorare in team, unendo e motivando i collaboratori e, se il leader siamo noi, dobbiamo essere in grado di praticare quella leadership gentile, che mette al centro del proprio operato la persona. Facendola sentire importante. Motivandola al punto tale da poter esprimere tutto il potenziale umano e professionale. Essendo capaci di formulare una critica o un rimprovero in modo da incentivare a fare meglio. Motivando, non deprimendo.
E quando ci troviamo a fronteggiare un problema. Inaspettato e, a prima vista, di non facile risoluzione?
Dobbiamo, una volta di più, dimostrare di avere quelle competenze di “problem solving“. Quelle che ci consentono di approcciare un problema senza ansie e stress, che ci ammanterebbero di nebbie la nostra capacità di affrontare con logica la situazione. Cercando una soluzione che può venire solo da un approccio pragmatico della situazione. Come ben sappiamo, la “Teoria dell’Elefante” ci dice che non siamo in grado di poterlo spostare tutto in una volta. E’ per noi improponibile. Solo smontandolo in tanti quadrettini, come in un puzzle, potremo, pezzo a pezzo, spostarlo fino a completare l’operazione. Sia chiaro. E’ una metafora! L’Elefante vuole solo rappresentare un problema molto grande che, in unica soluzione, non siamo in grado di affrontare. Cosa possibile solo per step successivi. Step by step, appunto.
Alla conservazione di quel meraviglioso e potente prodigio della natura dovremmo essere tutti impegnati. Per tutelare un essere che viene da lontano e che, nei paesi asiatici e africani è un fondamentale aiuto e compagno per l’uomo. Un gigantesco compagno di vita. Capace di “comunicare sentimenti profondi“. Una affettuosa carezza per esserci d’ausilio nelle spiegazioni legate alle tematiche del come risolvere un “big problem“.
La nostra preparazione deve essere completata e integrata da quella “assertività” che ci consente di di far valere la nostra figura personale e professionale, di perseguire i nostri obiettivi ed interessi, senza essere impositivi e scortesi. Rispettando la posizione della nostra controparte, anche se da noi non condivisa. Competenza centrale, che ci consente di aumentare la nostra “autostima“, credendo in noi stessi e nelle nostre capacità. Senza, però, sminuire la figura di chi abbiamo di fronte, meno che mai utilizzando arroganza e supponenza.
Se avremo la pazienza e l’umiltà di consolidare la nostra formazione, approfondendo quei capitoli poco conosciuti e utilizzati nelle relazioni quotidiane, saremo certamente in grado di sentirci più completi, più consci delle nostre capacità. A nostro vantaggio e a quello di chi ci è vicino.
___________________________________
Abbiamo cercato di condensare, in questa intervista, le principali abilità su cui dobbiamo essere formati e, sulle quali, dobbiamo continuare a formarci. Per essere figure personali e professionali in grado di apportare un valore aggiunto alla collocazione lavorativa in cui prestiamo la nostra opera. Per continuare a crescere. prima di tutto sul piano umano e relazionale.
https://www.ilpiccolo.net/redazionali/2022/03/18/news/leadership-ed-empatia-le-skills-che-fanno-la-differenza-137463/