E’ una mattina di dicembre. Una fitta nebbia avvolge tutto. Il freddo è amplificato da una umidità fastidiosa. Ciò nonostante, la giornata si preannuncia interessante. Come sempre, quando il nostro compito è quello di gestire colloqui per selezionare figure professionali da inserire in contesti aziendali.
Siamo stati consultati per sovraintendere alcuni colloqui selettivi per selezionare un dirigente da introdurre nella struttura di una società che gestisce alcuni studi medici. I requisiti richiesti sono una laurea – non necessariamente in medicina -, eventuali master specialistici, capacità organizzative, leadership e una particolare predisposizione al contatto umano. Quest’ultimo aspetto ci viene segnalato con particolare enfasi. Dato che denota una sensibilità dei proprietari della società, sia verso i futuri colleghi del candidato, sia nei confronti dei clienti/pazienti degli studi medici a cui dovrà sovraintendere.
Confesso che, una richiesta così formulata ci ha fatto alquanto piacere. Quel piacere che si riscontra quando, oltre alle capacità tecniche, alla cultura specifica, alle performance, all’uso dei social e, chi più ne ha più ne metta, viene data importanza ad una qualità che, spesso, sembra superata ed obsoleta: la capacità di porsi e relazionarsi con le persone con EMPATIA. Il mettere a proprio agio la persona che si ha di fronte, “sintonizzandosi” sulla stessa lunghezza d’onda. Comprendendone emozioni e stati d’animo.
Seguendo questa linea guida, abbiamo iniziato ad incontrare i numerosi candidati che avevano inviato il loro curriculum. Accademicamente parlando, appartenevano ad un ampio ventaglio, comprendente formazioni alquanto eterogenee. Dalla sociologia, alla medicina, passando per scienze politiche, giurisprudenza ed economia. Al pari, la maggioranza di essi era in possesso di un master post laurea che li rendeva ulteriormente preparati e competenti. Nessuno di essi aveva un’esperienza precedente in una posizione analoga.
L’età media era circa sui trentacinque anni, dato che vi erano candidati da poco laureati, affiancati a professionisti cinquantenni in possesso di varie esperienze professionali.
La posizione da coprire richiedeva sia doti organizzative, corrispondenti al gestire un numero importante di medici, assistenti, addetti alle prenotazioni e tecnici, sia qualità che consentissero di relazionarsi nel modo più consono con essi ma, soprattutto, con una clientela alquanto eterogenea per età, condizione socio economica e culturale. Da non dimenticare che, alla figura che si doveva selezionare, avrebbero fatto capo le eventuali rimostranze derivanti da insoddisfazioni o lamentele di ogni genere.
Un primo importante dato emerso, significativo e discriminante per quanto richiestoci, è stata la scarsa capacità di alcuni candidati a relazionarsi con quella disinvoltura e quella compliance che costituivano l’anticamera di una condotta professionale orientata alle persone. Molte le competenze possedute, i corsi fatti, i traguardi a volte raggiunti. Molto scarsa la capacità di raccontarsi con quella dote di apertura e semplicità che crea un feeling molto diverso con il proprio interlocutore.
Al termine di tutto l’iter, la scelta è caduta su di una dottoressa – laurea in Relazioni Internazionali a Scienze Politiche e successivo master in Relazioni Pubbliche – le cui doti di leadership, organizzative e di relazione la distinguevano dai colleghi. Il tutto reso unico da una capacità innata di relazionarsi con vera empatia, sintonizzandosi sin dal primo istante con il proprio interlocutore. Un esempio, chiaro e illuminante. Avendo tenuto i colloqui nella sede principale, i candidati attendevano in una saletta riservata, ma potevano anche visitare la struttura. Prendendomi una pausa caffè, percorrendo un lungo corridoio ho potuto notare la candidata, che poi è stata scelta, seduta accanto ad una signora. Era la prima volta che la incontrava. Non si erano mai viste. Vedendola seduta sola e molto triste, si era seduta accanto a lei e avevano iniziato a parlare. Una bellissima immagine. Un bellissimo esempio di quello che si intende per empatia.
Ancora oggi, veniamo ringraziati per quella scelta, per quella professionista che, oltre alle competenze tecniche, ha una innata dote per il rapporto umano, capace di spenderla ogni giorno nell’esercizio del proprio lavoro.
Non ci stancheremo mai di sottolineare nei corsi di formazione dedicati alla #ComunicazioneInterpersonale, #Negoziazione e #GestionedeiConflitti, il valore dell’instaurare rapporti che privilegino la condivisione, la reciprocità del rispetto e quella della comprensione vicendevole. Doti che non tolgono nulla al rapporto e all’oggetto del contendere, ma che possono creare un clima di reciproca soddisfazione che può solo facilitare il rapporto in essere.