Ritrovarsi in un’aula. Piccola o grande. Con o senza attrezzature tecnologiche. Soffusa o piena di luce. Ma, tutte dotate della stessa peculiarità: il rapporto umano. Sia esso one -to-one che one-to-many, è il valore aggiunto in grado di arricchire qualsiasi attività di formazione, lasciando un’esperienza altrimenti ineguagliabile.
I nostri corsi in presenza, one-to-one o one-to-many, caratterizzati da un interscambio di esperienze e un attento ascolto delle esigenze formative dei partecipanti.
Continuous Training. Formazione Continua, per creare valore per professionisti e aziende.
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Parafrasando, potremmo dire “back to home“. Si, ritornare a casa. Quella casa che non avremmo mai pensato ci potesse essere preclusa. Privandoci di quelle esperienze formative che ci completano, non solo dal punto di vista strettamente professionale ma, anche sotto il profilo emozionale. Esperienze che solo un’aula ci può contribuire a dare, con le mille sfumature che ne scaturisco.
Basti pensare al giorno in cui ci prestiamo ad iniziare una nuova avventura. Un corso di perfezionamento, una giornata di formazione o qualsiasi momento che ci veda inseriti in un contesto di studio o di lavoro. Entrare in aula. Conoscere i nostri compagni che condivideranno con noi quell’esperienza. Spesso ne scaturiranno amicizie che, non di rado, ci accompagneranno per molti anni, sia sotto il profilo personale che nel contesto professionale.
Non vi è dubbio che esista uno stretto legame tra un’esperienza formativa e l’interazione umana che si instaura tra docente e partecipanti al corso.
Anzitutto le reciproche presentazioni. La presentazione di chi terrà il corso. Dando al docente la possibilità di creare, sin da subito, quel rapporto empatico capace di instaurare un feeling con la propria platea. Non di meno, la richiesta di una breve presentazione fatta ad ogni partecipante, crea un legame tra di essi, accomunandoli nelle varie esperienze lavorative e personali. Questi sono aspetti di grande importanza che permettono di entrare in sintonia, sentendosi subito a proprio agio. Anche per chi è più timido e riservato. E’ in queste fasi che il nostro sguardo (…ricordate l’importanza del contatto oculare…), l’intonazione della voce e ogni atteggiamento vanno a trasmettere messaggi ben definiti e con obiettivi precisi.
Le dinamiche che si instaurano in aula, nonché le modalità con cui gestire l’aula stessa, sono ben note a coloro che si occupano di formazione. Tralasciando i molti aspetti tecnici e le tecniche comunicative e psicologiche di gestione del gruppo, vi sono degli aspetti che rendono quell’esperienza formativa ineguagliabile in altri contesti. Pensiamo a quanto abbiamo vissuto in questo periodo. La tecnologia ci ha aiutato, dandoci la possibilità di proseguire le nostre attività. Incontrandoci, riunendoci, prendendo decisioni anche a grandi distanze. Tuttavia, quel video posto dinanzi ad ognuno di noi, ci ha filtrati in ogni aspetto della comunicazione verbale, paraverbale e non verbale. Spesso con le telecamere troppo alte o troppo basse, sovente con troppa o poca luce, non di rado con sfondi che con un contesto professionale nulla hanno a che vedere. Ancor di più quando tentiamo di fare più cose durante il collegamento, rispondendo a messaggi, segnando un appuntamento o parlando con qualcuno fuori portata della telecamera. Asettico e sterile, purtroppo sì.
Ora, la possibilità di tenere riunioni e corsi di formazione in presenza ci è stata restituita. Potremo nuovamente riassaporare il piacere di essere lì, insieme, per condividere un’esperienza. Per supportarci in un momento di difficoltà o per condividere la positività di quell’esperienza. Ci sarà possibile leggere quelle esitazioni della voce, quelle espressioni di imbarazzo che solo la nostra vicinanza ci consente di vivere. Tutto viene permeato e arricchito dalle Relazioni Interpersonali. Quell’unicità e quel fascino che siamo in grado di esercitare reciprocamente quando possiamo interagire uno davanti all’altro.
Se è pur vero che il passo verso l’utilizzo delle varie piattaforme digitali è una evoluzione che si è ormai integrata nel nostro sistema di vita professionale, con ovvie positività, come il non doversi spostare per raggiungere il luogo in cui si tiene un meeting o una conferenza, è auspicabile che vi sia un utilizzo di entrambe le modalità. In modo sinergico, utilizzando quella telematica per sopperire a difficoltà logistiche, di spazio o di tempo. Consci però di un deficit che non può essere colmato se non quando siamo in presenza.
Un aneddoto. Siamo in un bellissimo parco in cui si sta per tenere un meeting di chiusura di una importante associazione internazionale. Un avvicendamento di presidenti, l’ingresso di nuovi soci. Insomma, un evento contraddistinto da una solennità percepita e richiesta. Il momento culminante si è avuto con il discorso del presidente uscente, seguito da chi avrebbe, da quella sera, preso il suo posto. Discorsi che hanno toccato molti aspetti, rivelando, tra l’altro, anche la grande emotività di coloro che, nonostante l’esperienza e la provata professionalità, li stavano pronunciando. Pause, sguardi, voci rotte dall’emozione. Se quello stesso momento si fosse tenuto da remoto, tutto quello si sarebbe perso immancabilmente.
Questi sono gli aspetti in grado di dare quel “plus” alle esperienze vissute in presenza. Svelando, non di rado, la vera essenza di una persona che, vista ed ascoltata da lontano, non sembrerebbe la stessa. In positivo o in negativo.
E, allora, teniamoci stretto questo ritorno a quella normalità che ci consente di esprimere una delle più grandi ricchezze, il nostro capitale umano e relazionale, che esprimiamo tutte le volte che possiamo condividere esperienze e momenti guardandoci negli occhi e manifestando quell’emotività che rende unici i nostri rapporti interpersonali.
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Una buona conversazione è un compromesso tra parlare e ascoltare
(Ernst Junger)
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